I capolavori sono sempre il frutto di più menti
Il genio
creativo solitario: un mito da sfatare di Enio Pallaracci
Le grandi
opere artistiche, scientifiche e imprenditoriali sono nate spesso dalla
collaborazione tra più persone. La nostra epoca tende a dare molta importanza
al genio isolato, ne costruisce la mitologia anche attraverso ricostruzioni
romanzate televisive; mentre analizzando alcuni casi specifici, ci rendiamo
conto che le idee creative nascono in un ambiente molto fecondo da un punto di
vista culturale, dalla frequentazione e collaborazione più o meno diretta tra
le menti più valide di un'epoca.
Un esempio
significativo, lo troviamo nella foto che ritrae insieme tre artisti: uno è il giovane Picasso che insieme a tanti
altri artisti cerca la propria strada, la quale lo porterà a realizzare alcuni
tra i capolavori più importanti del '900. A destra c'è un il critico André
Salmon e a sinistra Modigliani. Questa foto ci fa riflettere sul fatto che gli
artisti si frequentavano tra di loro e discutevano, si scambiavano idee,
insomma crescevano e maturavano non in modo isolato, come invece vorrebbe farci
credere una certa tradizione romantica. Un
ambiente con una forte carica culturale e creativa è indispensabile alla
crescita di un genio, in qualsiasi campo. Alla fine dell''800 e i primi
decenni del '900 è Parigi il centro culturale più vivace, come durante il
Rinascimento fu l'Italia e in particolare Firenze e nel ventesimo secolo New
York.
Dunque anche
un'artista apparentemente isolato da tutto e tutti come Modigliani, come
precedentemente lo era stato Van Gogh, in realtà assorbe tantissimo da tutto
ciò che lo circonda. Si dice che Picasso fosse come una spugna, capace di
prendere assorbire e rielaborare in modo estremamente creativo e originale ciò
con cui veniva in contatto. Alcune idee venute probabilmente per prime ad altri
artisti, come il cubismo, sono state assorbite da Picasso e fatte proprie fino
ad esserne identificato come il principale creatore.
A volte gli
artisti non sono soli neanche quando creano l'opera fisicamente: negli scomodi
rifugi Parigini di Montmartre, più artisti vivono in spazi angusti con un grande
andirivieni di persone e con una completa mancanza di quella che oggi
chiameremmo "privacy".
Tutto questo
ci fa riflettere sul fatto che il genio
creativo non vive in una torre d'avorio isolato dal mondo; anche le opere
creative fatte da geni apparentemente solitari, per un certo verso sono opere
collettive, nate dalla collaborazione indiretta, ma a volte anche diretta, con
altre persone e assorbendo culture di altri paesi, in stretto contatto con la
cultura più all'avanguardia della propria epoca.
La
creatività crea ponti tra opere lontane, fa incontrare creatori vissuti in
epoche diverse. Coppola è ossessionato da Apocalypse Now, per realizzarlo deve
superare una serie incredibile di difficoltà e il film è un mito già prima di
uscire nelle sale. La troupe si trasferisce nella giungla; i tempi di
lavorazione si allungano in un modo abnorme; Coppola ha investito tutto e
giunge sull'orlo della rovina economica; un tifone distrugge scenografie e
materiali tecnici; l'attore protagonista, Martin Sheen, sottoposto ad uno
stress incredibile, ha un infarto nel pieno della lavorazione del film che sarà
sospesa per più di un mese. Il risultato, superati tutti questi problemi, è un
film straordinario, un viaggio filosofico all'interno dell'anima umana, sulle
ragioni del bene e del male. Analizzando questa esperienza possiamo notare che
il genio, anche in questo caso non è "solitario". C'è anzi da fare un
parallelismo tra la bottega rinascimentale e il modo di lavorare del regista:
Coppola è il maestro/leader, con caratteristiche imprenditoriali, insieme ad
altri collaboratori è infatti teso alla realizzazione di un progetto. Coppola,
come avveniva per la bottega rinascimentale , che si spostava in base alle
commesse in altre città, si sposta con tutta la troupe e con la sua famiglia
nella giungla per realizzare il film.
Pensiamo ora
ad un eclatante esempio dei nostri giorni: i fratelli Wachowski, autori della
trilogia di Matrix, hanno dichiarato: "Non
crediamo che i registi siano i soli autori dei film, bensì che il film sia
un'opera collettiva. Che dovrebbe parlare da sola, senza bisogno di
spiegazioni".
Essi sono
addirittura entrati in contrasto con la Warner per i titoli di coda, avrebbero
infatti voluto inserire i nomi di tutti i componenti del reparto costruzioni ma
non ci sono riusciti perché altrimenti sarebbero durati troppo a lungo.
Fonte: team genio artistico