Un pò di chiarezza...ONORA LA TUA FIAMMA
FIAMME GEMELLE - ONORA LA TUA FIAMMA
Ci sono casi
di fiamme quando la mente razionale oppure altre persone suggeriscono e
favoriscono, alle volte premendo fortemente, per la separazione e la chiusura
definitiva dei rapporti tra loro.
Amici, parenti,
la tua mente o altri “esperti vari” ti diranno di non incontrarla più, ti
diranno che tu meriti di meglio, che devi dimenticarla, che non è la tua fiamma
o che la sua anima non è più meritevole di fiducia e del tuo amore. Il tuo
cuore ti dirà che è impossibile fare ciò, proverà a gridarti di fare l’opposto,
nonostante la tua fiamma non ti ha riconosciuto. Oppure, pur avendoti
pienamente riconosciuta come sua fiamma, non ha saputo onorare l’Unione e
magari si è comportata con superficialità, superbia, indifferenza, cattiveria
ecc.
La tua voce
silenziosa dell’anima ti suggerisce sempre di non voltare mai le spalle alla
tua fiamma. Devi rispettare i suoi tempi e le sue crisi, dai e perdona sempre,
queste sono le vere prove delle FIAMME.
Scoprirai
che sei sempre innamorato della tua fiamma nonostante tempo, distanza o
situazioni assurde impediscono il vostro amore. Scoprirai che non riesci a
dimenticarla, anche perché sarebbe come dimenticare l’altra parte di te o
l’altra metà del cuore. Sentirai la gioia e il bisogno di amarla e di darle
tutta quell'energia tua. Scoprirai che non è un innamoramento come tutti gli
altri; la senti come veramente una parte di te e l'intimità che avete vissuto
insieme non è nemmeno paragonabile a quella che hai sperimentato con qualsiasi
altra persona, perché in effetti è una fusione dello spirito e del corpo,
qualcosa di impareggiabile...
Sei hai
tantissima pazienza e non rinunci a quello che è la certezza del tuo cuore, se
continui ad onorare e rispettare la tua fiamma, anche quando lei fa tutt’altro,
se continui a focalizzare su ciò che sai giusto e vero, avrai risultati
gioiosi. Rispettala e onorala giorno per giorno, non provare mai rabbia,
gelosie o altra negatività nei suoi confronti, amala e pensala con amore. Non
pensare alla ricompensa, pensa solo alla gioia e al grande dono di poterla
amare, di averla riconosciuta.
© Gαbriєℓα
Bαℓαj ॐ
Oggi giorno,
molti auto-definitisi servitori del risveglio sono bravi con le parole, ma chi
realmente è capace di conformarle alle azioni nel quotidiano e nei pensieri?
Il Cristo disse:
“Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi
profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se
possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l’ho predetto”. (Matteo: 24, 11)
I Mastri e
gli iniziati si riconoscono principalmente per il loro esempio di vita, per il
servizio reso al mondo e per l’amore incondizionato che compiono e manifestano
sulla Terra in modo impersonale e distaccato.
Sul tema
della kundalini, altro fenomeno molto ambito, c’è molta confusione in materia
specialmente sul suo risveglio ed effetti. Essa sarà attivata solo quando
l’anima avrà raggiunto un completo “dominio” sulla personalità in modo che ogni
idea di separazione sia rimossa. Inoltre sono i centri eterici o chakra già
risvegliati, espansi e roteanti ad una tale velocità che permettono
l’elevazione del fuoco, non il contrario. Ricordo inoltre che i chakra non si
attivano con la semplice meditazione, altrimenti l’espansione sarebbe solo
momentanea, essi rispondono alla propria consapevolezza e virtù acquisite.
Kundalini quindi è il processo culmine che
avviene dopo tantissime espansione di coscienza, le quali hanno portato l’uomo
ad essere realmente un’anima incarnata in Terra, come lo fu il Cristo in
Galilea e il Buddha in India. E’ veramente difficile risvegliarla e può essere
attivata solo con un fortissimo atto di volontà. Quando invece avviene
prematuramente i pericoli sono tantissimi.
Sciogliere i nodi nei chakra
1. Il nodo della gola
I nodi nei chakra, essendo in definitiva squilibri
energetici, tendono a manifestarsi sia sotto forma di eccesso che di carenza.
Se una persona ha il quinto chakra energeticamente in eccesso può mostrare un
tendenza a parlare molto senza dire quasi niente; è come se la bocca avesse
bisogno di essere sempre occupata ma le parole che escono non fossero legate né
al corpo né alle parti più profonde dello spirito. Nel corpo lo stress viene immagazzinato come una carica e quest'ultima
è vissuta come tensione. Il quinto chakra, insieme con le mani e i piedi, è
uno dei luoghi primari in cui è possibile scaricare l'energia e allentare la
tensione. Se si è caricati in modo eccessivo, si può avere la tendenza a
scaricare attraverso il chakra della gola, parlando sempre o addirittura
gridando. Se ci si lascia andare a scaricare in modo conscio, emettendo suoni
forti dal profondo del corpo in un contesto che non sia dannoso, si riesce a
diminuire la tensione e a lasciare che il quinto chakra si apra e funzioni
normalmente. A questo proposito si pensi all'armonia che si tende a creare col canto di canzoni, mantra, col recitare
preghiere, rosario ecc.
Se il chakra
è carente di energia, invece, ci
sono difficoltà di comunicazione. Mal di gola, spalle tese e una voce senza
ritmo o risonanza sono sintomi di un blocco nel quinto chakra, causato forse da
scarsa autostima, da schemi familiari che scoraggiavano la comunicazione (
"non parlare, non fidarti, non sentire" ), o semplicemente da una scarsa
stabilità, che ha sostenuto in maniera insufficiente la volontà, il respiro e
la voce.
Quando la mente
comincia a perdere il suo ruolo dispotico, oltre alla ricarica di fresca
vitalità, si sperimentano impareggiabili momenti di pura calma e silenzio mentale
che riempiono l’intero essere. L'apertura del quinto chakra richiede la
purificazione del corpo, la pratica quotidiana dell'uso della voce e
l'attenzione ai ritmi della vita e ai propri schemi di comunicazione. Da tutto
ciò nascono una comunicazione più potente, stati di coscienza profondi e una
maggiore creatività.
2. Il nodo del cuore
Buddha
insegna che 'disfare il nodo del cuore' è il processo che porta alla
liberazione, alla elevazione dell'essere, il passaggio ad uno stato superiore,
ed i nodi fatti in un certo ordine posso essere sciolti solo nell'ordine
inverso, con un metodo rigoroso che è una regola propria del Tantrismo.
Fintanto che il nodo del cuore è ben
resistente, non vi può essere contatto con la realtà spirituale: infatti il cuore batte all’impazzata
non appena una qualche esperienza spirituale si sta avvicinando e distrugge in
un attimo la calma e lo stato di grazia che, con tanta fatica, era stato
creato.
Il nodo del
cuore è la causa principale della tendenza umana ad essere influenzati da altre
persone, da chiese e da organizzazioni in generale (condizionamenti umani). Dal
cuore nasce la "compassione", un acuto desiderio di aiutare l’umanità
sofferente, ma anche la tendenza a lasciarsi influenzare e deviare dalle altre
persone, ad accettare come vero solo quello che è ostentato in una cornice di
magnificenza e, si suppone, condiviso dalla maggioranza degli
"altri".
Questo nodo è responsabile delle emozioni
superficiali che alimentano il mondo dei pensieri vaganti e coprono,
soffocandolo, il reame dei sentimenti veri e profondi. L’uomo cede facilmente
agli stati d’animo negativi di disagio, di avvilimento e reagisce ad essi
sovente circondandosi di piccoli piaceri sensori. Questi piccoli godimenti che
si concede non solo lo distolgono dai raggiungimenti superiori ma proprio gli
sbarrano il passo. Non è in grado di vivere veramente la "sua storia"
e realizzare il significato unico della sua esistenza: è come se rimandasse
continuamente ciò accontentandosi di cose più piccole. La sua vita diventa una parodia di quello che avrebbe potuto essere.
Quando
l'energia del chakra del cuore è carente si può sentire un senso di pressione
all'altezza dello sterno e può essere difficile respirare profondamente senza
sforzo. Il torace può avere un aspetto incavato, e c'è una tendenza alla depressione. Una persona in queste
condizioni può scegliere di isolarsi, avere paura dei rapporti interpersonali o
semplicemente non avere sufficiente autostima.
Se il chakra
del cuore è troppo chiuso, il nucleo stesso del sistema dei chakra è depresso,
ed è difficile che l'energia riesca a passare dalla parte alta a quella bassa
del corpo. Può addirittura esserci una
profonda frattura (un distacco) fra mente e corpo. Condizioni come questa
possono essere conseguenza di trascuratezza o di abbandono, di violenza emotiva
o di esperienze difficili vissute durante l'infanzia. Nell'età adulta,
l'accumularsi di dolore soffocato pesa notevolmente sul chakra del cuore e
spesso opprime il respiro e la naturale espansione del torace.
Se il chakra
del cuore è eccessivo, o è aperto senza limiti, c'è la tendenza a dar via
tutto, a concentrarsi talmente sugli altri da ignorare se stessi: questo è il profilo di una personalità
dipendente. In questo caso non ci si basa sul proprio centro, ma piuttosto
si vive letteralmente attraverso gli altri. Le cause di queste condizioni
possono essere paradossalmente molto simili a quelle di un chakra del cuore
carente. A seconda che si scelga la difesa dell'isolamento e della chiusura in
sè stessi o l'iperattività, cambierà solamente il modo in cui l'energia passa
attraverso il chakra del cuore per uscire nel mondo esterno dei rapporti
interpersonali. Ancora una volta
l'obiettivo è un sano equilibrio.
Per arrivare
a sciogliere questo nodo occorre fare della meditazione MEDITAZIONE (respiro
consapevole) con lunga concentrazione
sul chakra del cuore e in particolare con l’ascoltare il suono, simile a quello
di una campana o di un gong, che proviene da esso.
3. Il nodo dell'ombelico
La vita
incomincia con un nodo; quello fatto dall'ostetrica all'ombelico! Ed a livello
fisico è una esperienza attraverso la quale passano tutti gli esseri umani,
benché in genere nessuno ne serbi un ricordo cosciente. Ad un livello più
sottile questo nodo fu generato dal trauma del taglio del cordone ombelicale,
con la conseguente frattura avvenuta all’interno del nostro essere.
La
componente spirituale dell’uomo, che
si manifesta come gioia e calma, si stabilisce nei chakra superiori e nella testa mentre la componente materiale, nei chakra inferiori. Tale frattura è la sorgente permanente di tanti
fattori dolorosi nella nostra vita: difficilmente
ci può essere felicità duratura se l’unità originale non viene ricomposta,
almeno parzialmente. Il compito fisico del terzo chakra è quello di
metabolizzare adeguatamente il cibo trasformandolo in energia. Le disfunzioni
più comuni possono manifestarsi in molti modi. Problemi di digestione o di
metabolismo, come l'ipoglicemia o la difficoltà a digerire, rivelano che c'è
scarsa energia, e questo è un esempio di carenza. Il diabete o l'ulcera allo
stomaco rappresentano invece un eccesso delle funzioni metaboliche, una
reazione esagerata. Così come per tutti
gli altri centri sottili, anche i nodi del terzo chakra sono dovuti a un
eccesso o a una carenza di energia. La dipendenza da sostanze che danno
l'illusione dell'energia, come la caffeina, lo zucchero, le anfetamine o la
cocaina, nasce da una mancanza di base nella propria sensazione di (giusto)
potere o di vitalità. Queste sostanze danno un sollievo temporaneo, ma a lungo
andare provocano una deficienza ancora maggiore, perché privano il corpo della
salute e del riposo necessari. La stanchezza cronica, che è un'ovvia carenza
del terzo chakra, può derivare da una dipendenza oppure da una malattia che un
sistema immunitario debole non ha l'energia per combattere. Il riposo e
l'attenzione alla dieta sono d'aiuto per migliorare un'energia fisica carente.
Anche l'obesità rientra nei casi di carenza energetica del terzo chakra, perché
il corpo non riesce a metabolizzare correttamente il cibo e a trasformarlo in
energia (l'obesità, comunque, è un problema complesso che può riguardare più di
un chakra).
Sciogliere i
blocchi del terzo chakra per esprimere la rabbia e per riappropriarsi del
proprio (giusto) potere può essere di grande aiuto per riuscire a ritrovare un
peso più equilibrato. Altre caratteristiche fisiche che rivelano lo stato
energetico del chakra manipura sono un torace rigido, teso (a meno che non si
tratti di un sollevatore di pesi) che indica che la forza non riesce a scorrere
attraverso lo stomaco, che c'è tensione costante o la necessità di difendersi,
un diaframma infossato, l'incapacità di respirare profondamente con il ventre o
una zona del terzo chakra collassata. Tutte
queste manifestazioni fisiche indicano la paura di assumere il potere, di farsi
avanti o a volte di accettare le responsabilità e sono caratteristiche di
carenza. Chi ha un terzo chakra eccessivo può desiderare di assumere dei
sedativi, come alcool, tranquillanti oppure oppiacei, perché questi distendono
un sistema nervoso iperattivo e danno un senso di rilassamento. Un terzo chakra
eccessivo può manifestarsi in quello che si presenta come un ventre prepotente,
una rotondità esagerata attorno alla vita a cui non corrisponde un pari eccesso
di peso in altre parti del corpo e che non è dovuta a fattori genetici. Chi ha
una forte necessità di avere il controllo della situazione, di aver potere
sugli altri, di dominarli o di sembrare sempre superiore, sta compensando in misura
eccessiva una sensazione scorretta del proprio vero potere. La mancanza di autostima, oppure un
represso senso di vergogna, si trovano di solito alla base sia di un terzo
chakra carente sia di uno eccessivo. Acquisire consapevolezza delle proprie
radici e del proprio passato ed esaminare a fondo i propri sentimenti sono
ottimi metodi per vincere quella vergogna e per riportare il terzo chakra al
suo giusto ruolo all'interno del sistema dei chakra, il che equivale a
intessere la materia e la coscienza all'interno del potere interiore. A
sciogliere questo nodo collaborano, entrando nel contesto delle pratiche
specifiche del Kriya Yoga, sia la respirazione addominale propria del prānāyama
che le varie forme di Navi Kriya. La consapevolezza attraversa la "porta"
dell’ombelico e raggiunge la sede della corrente samana, nella parte medio
bassa dell’addome. Questa regione contiene lo stato di pace di cui noi abbiamo
gioito prima della nascita. Nella letteratura mistica cinese il processo di
entrare in tale regione (nel Dan Tien) è indicato da espressioni come:
"Ritorno al centro; unione della terra con il cielo; nascita del fiore
d’oro, creazione della perla risplendente". La trasformazione psicologica
che proviene dal sciogliere questo nodo è l’unificazione di tutte le diverse
sfaccettature della personalità, la scoperta di un unico filo interiore che
collega le azioni passate con le forze che attualmente trascinano in avanti la
nostra aspirazione spirituale.
4. Il nodo della radice
Un primo
chakra che presenti carenze energetiche non è abbastanza sviluppato per dare
sostegno, contenimento o solidità adeguati alle necessità dell’individuo. Ciò è
dovuto di solito a problemi verificatisi nella prima infanzia. Le
manifestazioni di mancanza nel primo chakra sono numerose e le principali sono
la tendenza a provare spesso paura e
la reazione a possibili minacce contro la propria sopravvivenza, che può andare
avanti anche se non esiste un pericolo
vero e proprio. Dato che la solidità del primo chakra crea contenimento, un
chakra carente conferisce dei confini scarsi, il che può esprimersi come
difficoltà nel dire di no, nel prolungare una gratificazione, nel risparmiare
denaro o nel lavorare con la giusta autodisciplina per raggiungere un
determinato obiettivo. Inoltre il primo chakra ci dà la capacità di
concentrarci su un compito specifico, perciò una eventuale mancanza si
esprimerà come una tendenza a sentirsi storditi, confusi o vaghi, o ancora
incapaci di svolgere un compito abbastanza a lungo da completarlo. Infine, un
primo chakra scarsamente energetico ci impedirà di sentirci pienamente nel
nostro corpo, provocando magari problemi di salute o semplicemente la
sensazione di aver perso il contatto con il mondo fisico. In quanto base della nostra capacità di badare a noi stessi, questa
mancanza può lasciarci in una situazione finanziaria costantemente
problematica, dandoci la sensazione di essere sempre "ai limiti della
sopravvivenza". Gli eccessi nel primo chakra si manifestano invece
nella tendenza ad aggrapparsi alla sicurezza. L'accumulo di possedimenti, la
paura di cambiare, la necessità di ancorarsi a terra con pesi fisici sono tutti
esempi della necessità di eccedere nel primo chakra per sentirsi normali. È
importante comprendere che entrambe queste condizioni nascono proprio da un
nodo al primo chakra. L'eccesso e la mancanza sono solo sistemi diversi di
affrontare questo squilibrio. La mancanza è un modo di evitare di rispondere ai
problemi legati al primo chakra, mentre l'eccesso è una compensazione
esagerata.
Il lavoro su
questo nodo avviene intensivamente durante il periodo finale della vita, quando
si prepara al momento solenne in cui abbandonerà consapevolmente il corpo che
nello Yoga è conosciuto come Mahasamadhi. Questo significa essere in grado di
cooperare, attraverso mezzi yogici, col processo della morte. Non c'è violenza
al corpo, piuttosto un profondo rispetto per esso. È noto che ciò può avvenire
solo quando l’infallibile intuizione spirituale sente che è arrivato il momento
giusto, non prima.
Il gusto SUPERIORE dell’AMORE
L'amore ha un 'gusto dolce', fa
sentire zucchero dove non c'è. Sembra uno dei tanti aforismi da scambiarsi fra innamorati.
Ma non è così. Anzi, non c'è niente di sentimentale in questa affermazione, ma
piuttosto è scientificamente dimostrato che se si parla o si scrive di qualcosa
legato al sentimento più nobile, si percepisca un sapore "zuccherino"
in bocca. Diversamente pensare o scrivere di gelosia, l'altra faccia dell'amore
che dovrebbe veicolare amarezza e acidità, non ha alcun effetto.
Lo rivela un
recente studio pubblicato sulla rivista Emotion e riportato dal magazine
Scientific American. Lo studio è stato condotto da Kai Qin Chan dell'università
olandese di Radboud a Nijmegen su un gruppo di studenti. Per spiegarsi
l'esistenza di questa metafora il professor Qin Chan ha voluto tentare due
esperimenti. Nel primo ha chiamato a raccolta 197 persone: ad alcuni ha chiesto
di assaggiare delle caramelle pensando o scrivendo frasi d'amore, ad altri ha chiesto
di pensare alla gelosia; ad altri ancora di non pensare a niente. Il risultato
è stato che gli studenti che parlavano d'amore percepivano il gusto delle
caramelle più dolce.
Ha ripetuto
l'esperimento sottoponendo agli studenti un bicchiere d'acqua. Stesso
risultato: di nuovo ai giovani che scrivevano frasi d'amore l'acqua sembrava
dolce, ma era solamente acqua. "Le metafore circa i gusti che si sentono
in bocca in relazione alle sensazioni emotive non sono casuali" ha
concluso il ricercatore. "In particolar modo quando si parla della
'dolcezza' che veicola il solo pensiero dell'amore". E' possibile che il
gusto dolce dell'amore derivi dalle primissime esperienze di vita in cui il
neonato si nutre del latte materno che è molto dolce e anche grazie a questo
intimo contatto si crea il legame d'affetto madre-figlio.
Un recente
studio ha anche dimostrato ad esempio che chi si sente solo percepisce la
temperatura di un ambiente più fredda e spesso il gelo è associato, come
concetto, alla solitudine e alla carenza di affetto.
L’Ascensione e la Vita Superiore
La Pistis
Sophia (Fede, in greco “Pistis” e Saggezza, “Sophia”) è un’opera letteraria
esoterica composta da diversi volumi, ritrovati nel cuore dell’Egitto dove la
Cristianità del Nordafrica mise radice durante i primi tre secoli dopo Cristo.
Questi testi ci danno molte informazioni sugli insegnamenti di Gesù dopo la sua
Risurrezione e ci offrono anche una comprensione più profonda del ruolo
sconosciuto di Maria Maddalena in quanto discepola femminile del Cristo e di
quella che potrebbe essere definita una “teologa donna” all’origine del
Cristianesimo.
Sono molte
le domande teologiche sulla vita e sull’importanza dell’ascensione verso i
mondi superiori che vengono discusse da Gesù e da Maria Maddalena nella Pistis
Sophia. E benché molti preferirebbero credere ad alcuni commentari più moderni
che asseriscono che Gesù non sia morto sulla croce ma che si trasferì in India,
anche di ciò non c’è traccia nella Pistis Sophia che fu scritta solo 100-200
anni dopo la vita del Cristo. Il testo parla chiaramente di Gesù in un Corpo di
Luce trasfigurato. Se questa realtà di trasfigurazione fu possibile a Enoch e a
Elia, i quali poterono assaporare i misteri superiori, perché non avrebbe
dovuto essere possibile anche a Gesù? Negare la trasfigurazione dopo la
Crocifissione significa negare il nostro proprio potenziale d’ascensione. In
effetti, negare la trasfigurazione tiene l’umanità confinata in una realtà
fisica – ed è proprio questo che gli arconti caduti, come ci viene detto nella
Pistis Sophia, vogliono mantenere. Anche la scienza contemporanea ha ormai
riconosciuto che la materia non si limita ad una realtà tridimensionale (o
quadridimensionale), ma che molto più verosimilmente essa opera simultaneamente
in molte dimensioni, forse fino alla decima o all’undicesima dimensione. Nella
sua lotta per riacquisire la Luce, Sophia si fa rubare temporaneamente la sua
forza di Luce dalle gerarchie inferiori, gli arconti, proprio come noi che
abbiamo perso il nostro potenziale di luce. Ma gli arconti non conoscono il
potere della Fede. I dominatori inferiori non capiscono la vera Fede e cercano
solo la saggezza. Per questa ragione Gesù dice ai suoi discepoli ‘per questa
grazia, in verità, siete stati salvati mediante la Fede’ (Efesini 2:8). Se la
conoscenza di una malattia è già metà della sua cura, dare dunque piena
espressione al nostro intenso desiderio esistenziale di ritornare e diventare
uno con la sorgente ultima della vita – il Creatore dell’Universo – questa è
l’altra metà della cura. La Pistis Sophia loda l’uso della Saggezza e della
Luce come il dono di guarigione che ci fa riconoscere le forze che controllano
le varie dimensioni. Ciò ci porterà finalmente alla liberazione dall’Angelo
della Morte, esemplificato nella gerarchia angelica caduta che cerca di
impedire alle anime di progredire nei mondi superiori. Vi è un capitolo molto
profondo e quasi “futuristico” in questo antico testo che tratta il tema della
cosmologia, in cui Maria Maddalena chiede a Gesù: “Mio Signore, a quanti anni
degli anni del mondo corrisponde un anno Luce?” (Pistis Sophia, II:99).
Riflettete su questa domanda fatta circa duemila anni fa e su quanto era
avanzata la cosmologia dei discepoli che in Egitto avevano poi sintetizzato
questo testo, tanto da comprendere l’esistenza di un “anno Luce”. Pur non
essendo basato sul concetto Einsteiniano della velocità della luce, era
comunque un metodo per calcolare le distanze in termini di vastità dei molti
universi o eoni! È evidente che l’intento principale della Pistis Sophia sia
quello di asserire e descrivere l’esistenza non solo di un universo molto
vasto, ma di un universo che contiene anche una miriade di esseri e di forme di
vita – da quelli che oggi chiamiamo “extraterrestri” agli “Ultraterrestri” e a
quelle forme spirituali di intelligenza pensante che vivono in corpi di luce
invisibili e super-celesti.
Il Messaggio Superiore di Sophia
Sophia è
quindi una rivelazione personale che riflette la nostra posizione in una
cosmologia immensa, aperta e illimitata, rivelata dal Cristo Risorto in
risposta alle domande postegli dai suoi discepoli sulla natura della nostra
vita spirituale futura e sul significato della Risurrezione. Il Cristo Risorto
ha voluto diffondere il suo messaggio attraverso i suoi dodici discepoli uomini
e le sue sette discepole donne in un mondo di povertà e di lotta, nella
speranza che il vero significato di questa vita venisse chiarito e compreso.
Egli ci ha dato la conoscenza per prepararci alla Vita Eterna con le vere
Schiere Angeliche che, con il suono e la bellezza, aiutano ad innalzare
l’Umanità Adamica verso la Luce e la Sorgente Divina dalla quale siamo venuti.
C’è forse stata una congiura segreta tra i teologi tendente a nascondere il vero
ruolo di Maria Maddalena per quasi duemila anni? Per trovare la risposta dovete
leggere il testo, concentrandovi sul profondo dialogo tra Gesù e Maria. È un
dialogo incentrato sul modo in cui gli ordini naturali e quelli soprannaturali
convergono per formare un Santo Graal di grande unificazione. Ed è questo il
vero Graal della scienza che ha una coscienza superiore e non il graal della
sessualità predicata da noti scrittori che non conoscono i testi storici che
circolavano tra gli studiosi della Chiesa primitiva in Nordafrica, in Egitto e
nel più vasto Vicino Oriente. Nella Pistis Sophia sono molto importanti i
seguenti temi: il Salvatore (Cristo) che è venuto da una regione super-celeste
(II:93-94, 107-118). Sophia, che in realtà non rappresenta una persona singola
ma la Saggezza che è incompleta o corrotta, che è responsabile della caduta dai
Regni Divini nel mondo visibile, ma che alla fine realizza la Redenzione. Il
testo tratta inoltre il tema dell’esistenza di forze extraterrestri e persino
di forze angeliche cadute che manovrano e manipolano direttamente questo mondo
a detrimento di coloro che provengono dal Regno Divino (III:107). Maria
Maddalena, come Sophia, ha dimostrato di aver trasmutato se stessa oltre le
passioni inferiori (grazie alla guarigione dei sette demoni). Facendo da
contraltare a Gesù, nei testi della Pistis Sophia ella ha trasmutato le
passioni del suo corpo umano di carne in una figura di Bodhisattva femminile e
in quella di uno dei principali discepoli di Gesù. È stato il Cristo Salvatore
a rompere i vincoli imposti dalle potenze, insegnando anche ad altri a fare lo
stesso (III:107-118). Gesù non aveva bisogno di essere sposato con Maria
Maddalena dato che era già sposato con la natura divina del femminile
attraverso Sophia, che rappresenta tutta l’umanità che possiede la saggezza di
Maria e può quindi fare l’esperienza del Cristo Cosmico. La restaurazione della
Sophia, la nostra natura spirituale femminile, per mezzo del Salvatore ci dà la
perfetta consapevolezza che la natura fisica della realtà non sarà più afflitta
dalla morte e dalla storia lineare. In conclusione, le confessioni di Sophia si
presentano come un messaggio con le istruzioni di Cristo Gesù, il Rivelatore e
il Maestro, per ricordare a tutti coloro che lo ascoltano, sia uomini che
donne, che dobbiamo imparare a vivere come un sublime Corpo di Luce, con gli
insegnamenti della Sophia Christou, la Saggezza del Cristo che attraverso la
veste dello Spirito si manifesta come Sposa del Divino.
Fonti: