La storia del serpente e il mantra

La collera dell’uomo eccellente dura un momento, 
quella del mediocre dura due ore,
quella dell’uomo volgare un giorno e una notte, 
quella del malvagio non cessa mai. 
 Subhashitarnava, Sentenze Singalesi, XVII sec.

La leggenda dei 2 lupi in versione diversa

Nella versione più nota di questo racconto, si parla di un anziano della tribù dei Cherokee che spiega al nipote come nel suo cuore e in quello di tutti gli esseri umani dimorino due lupi: un lupo nero e un lupo bianco. Il lupo bianco è docile e di buon animo, mentre quello nero è violento e rabbioso. I due lupi combattono continuamente tra di loro. Alla domanda del nipote su quale dei due lupi prevarrà, l’anziano Cherokee risponde: “Quello che nutriamo di più“.
Ne siamo sicuri? L’idea che il lupo rabbioso (nero) vada affamato, come vedremo, non è una scelta particolarmente brillante. La soluzione proposta nella versione inedita di questa famosa leggenda mi convince decisamente di più…
Perché entrambi i lupi vanno nutriti
Un giorno il capo di un villaggio Cherokee decise che era arrivato il momento di insegnare al suo nipote prediletto un’importante lezione di vita. Lo portò nella foresta, lo fece sedere ai piedi di un grande albero ed iniziò a raccontargli della lotta che ha luogo nel cuore di ogni essere umano:
Caro nipote, devi sapere che nella mente e nel cuore di ogni essere umano vi è un perpetuo scontro. Se non ne prendi consapevolezza, rischi di spaventarti e questo, prima o poi, ti porterà ad essere confuso, perso e vittima degli eventi. Sappi che questa battaglia alberga anche nel cuore di una persona saggia ed anziana come me.
Nel mio animo dimorano infatti due grandi lupi: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buonogentile e amorevole; ama l’armonia e combatte solo per proteggere sé stesso e il suo “branco”. Il lupo nero invece è scontrosoviolento e rabbioso. Ogni piccolo contrattempo è un pretesto per un suo scatto d’ira. Egli litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Il suo pensiero è ottenebrato dall’odio, dall’avidità e dalla rabbia. Ma la sua è una rabbia inutile, perché non gli porta altro che guai. Devi sapere che ci sono giorni in cui è davvero difficile vivere con questi due lupi che lottano senza tregua per dominare la mia anima.
Al che il piccolo Cherokee chiese ansiosamente al nonno: “Ma alla fine quale dei due lupi vincerà?
Il capo indiano rispose con voce ferma per sovrastare il rumore degli alberi della foresta:
Entrambi. Vedi nipote, se nutrissi solo il lupo bianco, quello nero mi attenderebbe affamato nell’oscurità e alla prima distrazione attaccherebbe a morte il lupo buono. Se al contrario gli presto la giusta attenzione, cerco di comprenderne la natura ed imparo a sfruttarne la forza e la potenza nel momento del bisogno, i due lupi potranno convivere pacificamente nel mio animo.
Il ragazzo sembrò confuso: “Come è possibile che vincano entrambi, nonno?!
L’anziano Cherokee sorrise al nipote e continuò il suo racconto: “Il lupo nero ha molte qualità di cui tutti noi possiamo avere bisogno in determinate circostanze. Egli è temerario e determinato, astuto e capace di ideare strategie indispensabili per dominare in battaglia. I suoi sensi sono affinati e i suoi occhi, abituati alle tenebre, possono scrutare anche il minimo movimento e salvarci così da un’imboscata notturna. Insomma, se sapremo addomesticare il nostro lupo nero egli potrà dimostrarsi il nostro più valido alleato.
Per convincere definitivamente il nipote, il capo indiano prese dalla sua sacca due pezzi di carne e li gettò a terra, una a sinistra e l’altro a destra, ed indicandoli disse: “Qui alla mia sinistra c’è il pezzo di carne per il lupo bianco e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se darò ad entrambi da mangiare, i due lupi non lotteranno tra loro per conquistare la mia mente e potrò scegliere io a quale lupo rivolgermi ogni volta che ne avrò bisogno. Ricorda:
La rabbia repressa, come il lupo affamato, è pericolosa. 
Caro nipote, devi comprendere che non dobbiamo reprimere o affamare nessuna sfaccettatura del nostro carattere. Per controllare la rabbia e gli altri lati oscuri che si nascondono nei meandri della nostra mente, dobbiamo imparare a conoscerli, accettarli e sfruttarli nelle circostanze più adatte. Solo in questo modo la lotta interiore tra i nostri due lupi cesserà.“ - Fonte storia dei due lupi
La storia del serpente e il mantra ha vari significati profondi. La prima cosa è: trova la giusta espressione di collera. Quando la mente è inconsapevole la collera ci possiede, tant’è vero che si usa l’espressione “è diventato cieco dalla rabbia”. Questo significa che noi diventiamo la collera stessa, e in quella situazione la cecità permette al subconscio di dominare. Una persona accecata dalla rabbia commette i crimini peggiori, poi ovviamente subirà le conseguenze di ciò. Non c’è alcuna differenza tra una persona travolta dalla rabbia e una bestia inferocita.
Quindi per poter vivere bene nel presente, senza creare conseguenze negative, l’uomo si deve sforzare a praticare la consapevolezza. Non ci si deve lasciare mai andare agli istinti bestiali che si trovano dentro di lui. Questo implica che ci si mette uno sforzo nello svegliarsi dal sonno dell’ignoranza e dell’incoscienza.
Nella storia c’è anche un dettaglio sul cibo. Il serpente smette di nutrirsi di carne, questo dettaglio è importante, in quanto il sangue sparso crea la paura, cibo per i parassiti energetici. Quindi coloro che si cibano di sangue, creano energeticamente cibo per le entità come i voladores, asura, demoni che si attaccheranno alle loro aure e li spingeranno ad essere violenti e/o a pensare solo a soddisfare i loro bisogni sessuali. Ricordo anche che tutti i riti di sangue sono diabolici e richiamano entità a bassissimo livello. Chi sta con il livello di consapevolezza in basso percepisce tutta la realtà attraverso i primi 3 chakra, cioè pensa solo alla sessualità e all'aspetto materiale – terreno (cibo e soldi) , non è in grado di percepire certi insegnamenti spirituali, non ama gli insegnamenti  legati all'anima. Occorre quindi risvegliare il proprio serpente che è l’energia Kundalini-energia vitale divina, in modo giusto, attraverso “il mantra dato da un maestro saggio” e non attraverso le pratiche sessuali - le quali abbassano e direzionano verso terra tale energia e di conseguenza, in quel caso il serpente non si alza e non si divide in due, quindi il livello di consapevolezza resta basso. Il nostro “serpente” si trova alla base della colonna vertebrale, la quale permette che l'informazione elettromagnetica, dai sistemi nervosi, venga trasmessa all'intero corpo. Quindi la spina dorsale e questa energia sono interessate a questa particolare via. La via che partendo dalla base della spina dorsale va fino alla parte anteriore di ciò che è chiamato il luogo silenzioso, nella corteccia cerebrale, è definita il “viaggio”. E' il viaggio dell'illuminazione, che avviene quando il serpente si sveglia e comincia a dividersi e a danzare attorno alla spina dorsale. E' una potente energia (immagina una spirale di corrente) che sale lungo la colonna vertebrale, ionizzando il fluido vertebrale e cambiandone la struttura molecolare. E quando questo serpente, danzando, sale lungo la spina dorsale, cambia lo schema di base del DNA dell'intero corpo.
(SEGUE NEL LIBRO DI PROSSIMA USCITA)

© Gabriela Balaj

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